Salute & Benessere. L’importanza del check up epatico, l’intervista al dott. Barbaruolo

Salute & Benessere – Check up epatico: monitorare la funzionalità epatica è importante. Quali sono i principali esami da effettuare per verificare la salute del nostro fegato e quali i campanelli d’allarme da non sottovalutare. Ne abbiamo parlato con il biologo del Centro Polispecialistico “Futura Diagnostica” di Avellino, il dott. Alessandro Barbaruolo, specialista in patologia clinica.

Check up epatico. Quali sono i principali esami da effettuare per verificare la salute del nostro fegato?

“Il fegato è la ghiandola più grande del nostro corpo e svolge numerose funzioni determinanti nel mantenere l’omeostasi dell’organismo umano, in questo organo si svolgono e vengono regolate le principali vie metaboliche. Il fegato interviene nella sintesi e metabolizzazione di carboidrati, lipidi e proteine, nella clearance di metaboliti come la bilirubina e nella detossificazione da farmaci, quindi danni epatici causano l’alterazione di molti analiti plasmatici dosabili in laboratorio per la definizione del quadro clinico del paziente. Le alterazioni epatiche possono essere da danno acuto epatocellulare, da ostruzione del tratto biliare o malattie epatiche croniche, in particolare queste ultime sono spesso silenti fino alle fasi più tardive ed irreversibili del loro decorso. Per questo motivo l’esecuzione periodica di un check-up attraverso gli esami di laboratorio capaci di definire lo stato di salute del fegato diventa estremamente utile per anticipare, eventualmente, il riconoscimento e la caratterizzazione del tipo di lesioni presente nell’organo. Esistono diverse categorie di marcatori sierologici utili per l’esplorazione della fisiopatologia epatica, i principali sono:

  • Marcatori di citolisi i quali danno informazioni sull’integrità anatomica e funzionale degli epatociti. Un innalzamento dei livelli di questi enzimi nel siero analizzato indica l’esistenza di un processo necrotico degli epatociti. A questa categoria appartengono: alanina aminotrasferasi (ALT, GPT), aspartato aminotrasferasi (AST, GOT), gamma-glutamil-trasferasi (γ-GT), lattato deidrogenasi (LDH). ALT è presente soprattutto nel fegato e nei reni a differenza di AST che invece abbonda anche in altri organi come il cuore e il muscolo scheletrico, da ciò ne consegue che ALT è un marcatore di danno epatico con più alta specificità.
  • Marcatori di colestasi: fosfatasi alcalina (ALP), un eventuale aumento di questo enzima può essere indice di colestasi biliare o di epatopatie acute, gamma-glutamil-trasferasi (γ-GT), bilirubina totale e frazionata.
  • Marcatori di protidosintesi i quali permettono di valutare il numero di epatociti ancora funzionanti dopo eventi di necrosi o lesioni. A questa categoria appartengono: albumina (particolarmente utile nella diagnosi di patologie cirrotiche), pseudocolinesterasi tempo di quick o PT, questo parametro dà una valutazione della funzionalità epatica in quanto i fattori della coagulazione che lo vanno a determinare sono fattori vitamina K dipendenti la cui sintesi avviene ad opera del fegato.
  • Marcatori di coniugazione: bilirubina totale e frazionata (coniugata e non coniugata). E’ un marcatore che consente di diagnosticare un’eventuale ostruzione epatica o post-epatica ma anche indice della capacità del fegato di detossificazione mediante glicurono-coniugazione. Una concentrazione di bilirubina nel sangue superiore a 1 mg/dL viene definita iperbilirubinemia, quando questo valore sale in un range compreso tra 2 e 2,5 mg/dL si ha una manifestazione evidente della condizione patologica definita ittero.

Ci sono anche altri marcatori di danno epatico, tra questi citiamo, l’Ammoniemia che aumenta in condizioni di grave insufficienza epatica e l’Alfa-fetoproteina la quale è un marker di tumore primitivo del fegato. Ovviamente è importante ricordare che la maggior parte dei parametri ematochimici possono assumere un significato ambiguo, nel senso che essi possono risultare alterati non soltanto in corso di malattie epatiche, ma anche in presenza di affezioni di altri organi ed apparati e, quindi, i risultati analitici ottenuti devono sempre essere interpretati criticamente”. 

Monitorare la funzionalità epatica è anche prevenzione……..ma perché ci si sottopone a questi esami e quali sono i sintomi di eventuali alterazioni, insufficienze, infezioni….

“Il controllo degli analiti precedentemente elencati che descrivono lo stato di salute del fegato va eseguito con cadenza, generalmente, annuale in soggetti sani senza alcuna sintomatologia come attività di prevenzione. Diversa è invece la situazione nelle persone che manifestano particolari condizioni fisiologiche o sintomatologie che fanno sospettare patologie a carico del fegato, in questi casi gli esami fino ad ora descritti non solo sono strettamente necessari ma aumenta anche la frequenza con cui devono essere ripetuti. Tra i sintomi associabili ad epatopatie ci sono: stanchezza, perdita di peso, perdita di appetito, colorazione delle urine chiara o scura, nausea, vomito, vene varicose, ipoglicemia, febbricola, dolori muscolari. Tra le principali cause di malattie del fegato ci sono le infezioni virali, abuso di sostanze tossiche (primo tra tutti l’alcool), disordini metabolici, patologie neoplastiche e alterazioni delle vie biliari intra ed extra epatiche. Le epatiti sono una delle condizioni patologiche più frequenti a carico del fegato, possono essere acute o croniche e l’eziologia può essere di natura alcolica o virale. Nelle epatiti si riscontra un drastico incremento di ALTAST, quando raggiungono valori 100 volte maggiori rispetto a quelli normali siamo generalmente in presenza di danno epatico acuto da dano ischemico o da sostanze tossiche. Nelle epatiti i livelli di ALT sono usualmente più alti rispetto ad AST, fatta eccezione per l’epatite alcolica. Nelle epatiti croniche i valori di ALT hanno un’indicazione prognostica, perché ad esempio nell’epatite cronica da hcv se i valori di ALT si normalizzano e non restano alti nel tempo si ha un quadro istologico di minore infiammazione e una minore progressione verso lo stato cirrotico. Le epatiti possono essere quindi anche conseguenza d infezioni virali (HAV, HBV, HCV), in questo caso vengono eseguiti test specifici per definire se si è in presenza di epatite A, epatite B o epatite C.

Gli esami indicati sono:

Ac IgM anti-epatite A

Antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg)

Ac IgM anticore dell’epatite B (IgM anti- HbC)

Anticorpi contro il virus dell’epatite C e la ricerca mediante PCR ( Polymerase Chain Reaction) dell’epatite C RNA. Se viene diagnosticata l’epatite B si esegue la titolazione dell’antigene e HBeAg e il dosaggio dell’anticorpo core (HBcAb). L’anticorpo anti-HBS compare settimane o mesi dopo l’infezione, quando già c’è stata la guarigione clinica, e quindi è un’indice di una pregressa infezione e relativa immunità. Un’ulteriore complicanza associata ad infezione da HBV e HCV può essere l’insorgenza di carcinoma primitivo del fegato. Dopo anni di epatite o di abuso di alcool purtroppo la conseguenza quasi inevitabile è l’insorgenza della cirrosi epatica dove nel fegato si forma uno strato di tessuto fibroso e cicatriziale con effetti spesso letali”.

 Parliamo delle persone a rischio di patologia epatica

“Da quanto discusso fino a questo punto è facilmente intuibile che tra i soggetti ad alto rischio di sviluppare malattie del fegato ci sono coloro i quali adottano uno stile di vita poco equilibrato, primi tra tutti i consumatori di elevate quantità di alcool, o soggetti che a causa di altre malattie sono costretti un utilizzo prolungato di farmaci. Oltre a fattori esogeni, però, le patologie epatiche possono avere anche una base genetica, e quindi tra i soggetti a rischio ci sono individui che portano condizioni predisponenti all’interno del loro stesso DNA.

Le più comuni epatopatie su base genetica sono:

  • Emocromatosi che è una malattia ereditaria causata dall’accumulo di ferro nell’organismo, il marker di scelta per la diagnosi di emocromatosi è il dosaggio dei livelli di transferrina satura.
  • Glicogenosi di tipo II, malattia ereditaria caratterizzata dall’accumulo di glicogeno nel muscolo scheletrico, nel sistema nervoso, nel cuore e nel fegato. Nota anche come malattia di Pompe è dovuta al deficit dell’enzima alfaglucosidasi necessario allo smaltimento del glicogeno nei mitocondri.
  • Sindrome di Gilbert, questa non è una condizione patologica, ma è un disordine genetico caratterizzato da un incremento della bilirubina, i soggetti portatori di questa condizione sono assolutamente asintomatici.

Un’altra condizione patologica del fegato abbastanza comune è la Steatosi epatica non alcolica, in questo caso i soggetti obesi sono quelli a più alto rischio di sviluppare questa malattia che è dovuta ad un sovraccarico del metabolismo delle cellule del fegato con accumulo di grasso all’interno dell’organo”.

Dottore, cosa bere e mangiare per purificare il fegato?

“Come è stato ampiamente chiarito fino a questo momento l’insorgenza di patologie epatiche è fortemente influenzata dalla qualità della vita che l’individuo conduce, quindi scegliere una dieta equilibrata sicuramente aiuta a prevenire o a ridurre la possibilità di insorgenza di queste malattie. In generale è consigliabile bere due litri di acqua al giorno ed evitare cibi fritti e ricchi di grassi saturi (olio di palma, formaggi grassi, insaccati..). La depurazione del fegato è invece aiutata da un’alimentazione costituita prevalentemente da cibi ricchi di fibre solubili (cereali, legumi, semi oleosi, ecc…) e non solubili (frutta secca, crusca, riso integrale), che aiutano a smaltire le sostanze di scarto. Un effetto benefico sulla salute del fegato è indotto anche da alimenti ricchi di antiossidanti e grassi buoni come gli omega3 che favoriscono lo smaltimento delle tossine in eccesso da parte del fegato. Tra gli altri cibi che hanno un importante effetto depurativo si possono annotare la curcuma, mirtilli, Kiwi, barbabietola, ravanelli e finocchio”.

Prima del prelievo è necessario adottare degli accorgimenti?

“Non ci sono particolari accorgimenti da mettere in atto, se non rispettare un periodo di digiuno di 6-8 ore prima del prelievo”.

Il costo del Check up epatico…

“Il nostro laboratorio, che pone il suo focus sulle esigenze dei pazienti,  in questo periodo in cui l’ASL ha fortemente ridotto i fondi per garantire le prestazioni in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale agli utenti, propone ad un costo facilmente accessibile (35 euro) un pacchetto di esami che assicura un check-up epatico molto approfondito, utile sia a chi volesse fare dei monitoraggi di prevenzione,  sia a chi ha la necessità di eseguire il follow-up di particolari condizioni patologiche già precedentemente diagnosticate. Il pacchetto che abbiamo messo a punto per i nostri pazienti contiene il dosaggio dei seguenti analiti:

  1. Emocromo
  2. ALT/GPT
  3. AST/GOT
  4. AMILASI
  5. GAMMA GT
  6. BILIRUBINA TOTALE 
  7. SIDEREMIA
  8. FOSFATASI ALCALINA
  9. FIBRINOGENO
  10. HBSAG
  11. HCV ABS
  12. URINE”.

Fonte: irpiniatimes.it