Test sangue occulto nelle feci, dott.ssa Palatucci: “Riduzione della mortalità”

Intervista alla dott.ssa Carmela Palatucci, direttrice del Centro Polispecialistico “Futura Diagnostica” di Avellino con la quale abbia affrontato il tema “Sangue occulto nelle feci”.

Sangue occulto nelle feci non vuol dire necessariamente tumore al colon-retto….

“La proctoraggia (sanguinamento rettale) consiste nella perdita di gocce di sangue di colore rosso vivo dal retto (ano). Il paziente si accorge del sangue sulle feci sulla carta igienica o nel wc. Puo’ esserci, pero’, nelle feci presenza di tracce microscopiche, non visibili ad occhio nudo, ma evidenziabili con specifiche analisi di laboratorio. E’ il caso della ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF), che rappresenta un importante test di screening per il tumore del colon-retto, consigliabile di eseguirlo con cadenza annuale a partire dai 45/50 anni di eta’. Come tutte le metodiche di screening, è bene sottolineare che la ricerca di sangue occulto nelle feci non ha significato diagnostico, ma identifica semplicemente le persone a rischio per questa patologia e per i polipi intestinali, che si possono asportare per impedirne l’eventuale trasformazione in tumore maligno. Pertanto, se fossero rinvenute tracce di sangue nelle feci di un paziente, questo deve essere indirizzato verso accertamenti diagnostici specifici, come la colonscopia. Non si può, infatti, dimenticare la lunga lista di possibili condizioni che rendono positiva la ricerca di sangue occulto nelle feci: ulcera duodenale e/o gastrica, varici esofagee, colite ulcerosa, morbo di Crohn, diverticolite, fistole anali, contaminazione del campione con sangue mestruale o urinario, emorroidi,ragadi anali, dieta non adeguata nei giorni che precedono il test. Pur essendo priva di significato diagnostico, la ricerca del sangue occulto nelle feci, rimane un’indagine particolarmente preziosa per una diagnosi precoce, che a sua volta si traduce in una prognosi sensibilmente migliore, ossia con maggiori possibiltà di sopravvivenza. Infatti, secondo i risultati di uno dei più importanti studi epidemiologici, la ricerca del sangue occulto nelle feci ha mostrato, rispetto agli individui del gruppo di controllo, una riduzione della mortalità pari al 33% quando il test veniva eseguito annualmente e del 21% , se eseguito ogni due anni. L’esame va eseguito anche in assenza di disturbi, poichè i tumori del colon-retto, spesso non danno alcuna sintomatologia particolare per anni. Inoltre, se è vero che un risultato positivo non significa obbligatoriamente presenza di tumore al colon, è possibile anche la situazione opposta, poichè il processo patologico può indurre sanguinamenti  intermittenti. Pertanto, anche se recentemente l’esame ha dato esito negativo, è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico in presenza dei seguenti disturbi: modificazioni delle proprie abitudini intestinali, presenza di sangue visibile ad occhio nudo nelle feci, sensazione di ingombro rettale persistente dopo evacuazione”.

Quando sottoporsi all’esame del “ Sangue Occulto”?

“I motivi che possono giustificare la presenza di sangue nelle feci sono vari e vanno da malattie infiammatorie a tumori del colon. Il Ministero della Salute consiglia alle persone che rientrano nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni di sottoporsi all’esame con una cadenza biennale e viene richiesto come indagine di screening per la diagnosi precoce di cancro del colon, nell’ambito dei programmi di prevenzione ontologicamente attivi in Italia. Nonostante il sangue nelle feci possa essere causato dai polipi intestinali e o dal tumore del colon-retto, diverse condizioni molto piu’ comuni e meno preoccupanti determinano la stessa causa , come le emorroidi e le ragadi anali. Sintomi sospetti che possono indicare la presenza di un tumore del colon sono, oltre al sanguinamento, una non giustificabile perdita di peso, una debolezza fisica anomale, l’emissione di feci nastriformi o alterazione dell’alvo (stitichezza, diarrea o alternanza delle due condizioni). Purtroppo pero’tali sintomi tendono a comparire solo quando il tumore è già in fase avanzata; ecco quindi l’importanza di sottoporsi a periodici esami di screening a partire dai 50 anni di eta’, o prima per i soggetti predisposti. Il sanguinamento intestinale nei tratti iniziali dell’intestino si rende evidente con la presenza di feci scure (perché il sangue è stato digerito).Anche in questo caso, diverse sono le cause che possono determinare alterazioni cromatiche: integratori di ferro, assunzione di alimenti che ne sono ricchi (spinaci, cacao). Un elevato consumo di barbabietole e liquirizia può  invece conferire una colorazione rossastra alle feci”.

La colonscopia virtuale puo’ sostituire quella tradizionale?

Non è raro che gli  esame del sangue occulto diano esito positivo, ma non sempre è il caso di preoccuparsi. Spesso, infatti, la presenza di sangue occulto è dovuta a lesioni legate alla stitichezza o a emorroidi. Se invece si sospetta la presenza di un polipo, sarà necessario sottoporsi ad una colonscopia, esame invasivo che consiste nell’inserire nell’ano un tubo flessibile fornito all’estremità di una telecamera. Per ridurre i fastidi al paziente la colonscopia è diventata anche virtuale. Nata nel 1994, la colonscopia virtuale permette di studiare le pareti interne del colon in maniera non invasiva., risparmiando al paziente i fastidi legati alla procedura tradizionale e non necessita utilizzo di sedativi ed antidolorifici. La durata dell’esame è inferiore e le dimissioni immediate, con possibilità di guidare e riprendere al piu’ presto le normali attività quotidiane. La colonscopia virtuale sfrutta una tecnica chiamata TC spirale multistrato ed un software, in costante aggiornamento, capace di ricostruire sullo schermo le pareti del colon. Cio’ è reso possibile dall’uso di radiazioni ionizzanti, che vengono fatte passare attraverso il corpo del paziente; all’estremità opposta un opportuno ricevitore è in grado di registrare tali radiazioni, che escono dal paziente con gradi di attenuazione diversi in base ai tessuti attraversati (piu’ sono densi e maggiore è l’attenuazione).Convertendo questi dati in un segnale elettrico, è possibile ricostruire, con l’ausilio di un apposito programma, l’anatomia dei tessuti e degli organi irradiati. Il radiologo potrà quindi osservare l’interno del colon “ virtualmente”, come se stesse effettuando una colonscopia convenzionale.In teoria, inoltre, è possibile esaminare anche gli altri organi addominali, individuando eventuali alterazioni patologiche extracoliche. La scansione ha una durata di pochi secondi e la quantità di radiazioni ionizzanti somministrate è minima e notevolmente inferiore ad un esame TC dell’addome standard. Un altro vantaggio della colonscopia virtuale rispetto alla tradizionale consiste nella capacità di visualizzare in maniera completa tutto il colon, che per la particolare conformazione o per la presenza di stenosi e diverticoli puo’ non rendere possibile l’esame di alcuni tratti (cieco-ascendente) con la tradizionale colonscopia. La metodica virtuale trova quindi un ulteriore indicazione in tutti quei casi di colonscopia tradizionale incompleta, o non eseguibile per il rifiuto del paziente o per la presenza di controindicazioni al suo svolgimento (ad esempio nei cardiopatici e nei bronchitici cronici). A causa della necessità di insufflare aria nel colon, la colonscopia virtuale rimane comunque controindicata, al pari della tradizionale, in presenza di diverticolite acuta, megacolon tossico e a recenti interventi chirurgici in questo tratto di intestino.Nonostante la dose di raggi X somministrata al paziente sia molto bassa, la colonscopia non deve essere eseguita in gravidanza. Il principale limite o svantaggio della colonscopia virtuale rispetto alla tradizionale rimane l’impossibiltà di intervenire durante l’esame stesso per eseguire piccoli prelievi bioptici o per asportare un polipo anomalo.Purtroppo nelle situazioni in cui la colonscopia individua delle anomalie, tali operazioni si rendono indispensabili ed il paziente dovrà sottoporsi, suo malgrado all’esame tradizionale. La preparazione per questa indagine è simile a quella utilizzata per la colonscopiua ottica tradizionale, anche se generalmente meno restrittiva”. 

In cosa consiste l’esame?

 “Il paziente che intende eseguire il test del sangue occulto nelle feci , deve raccogliere un campione fecale rispettando le indicazioni del centro di analisi, generalmente basate sui seguenti consigli:

  • Usare l’apposito contenitore sterile munito di cucchiaino interno;
  • Emettere le feci in un recipiente tipo vaso da notte, evitando di mescolarle con le urine, con l’acqua ded wc o con i suoi detergenti;
  • Raccogliere il campione con l’apposita spatolina in tre punti diversi delle feci, sino a riempire metà circa del recipiente in modo da ottenere un campione il piu’ omogeneo possibile;
  • Scrivere il nome sull’etichetta del sistema per la raccolta delle feci;
  • Portare il contenitore in laboratorio al piu’ presto, o in caso di raccolta di piu’ campioni, conservarlo in frigorifero;
  • Non eseguire il test durante il periodo mestruale, in presenza di emorroidi sanguinanti o se si perde sangue con le urine”.

Quanti giorni occorrono per conoscere l’esito?

 “Il referto del sangue occulto viene consegnato al paziente in giornata. L’analisi che si utilizza c/o Futura diagnostica utilizza un test immunologico a legame diretto per il rilevamento rapido e qualitativo del sangue occulto nelle feci. Il test del SOF adotta un metodo a sandwich immunocromatografico, che impiega due specifici anticorpi monoclonali per identificare selettivamente l’emoglobina nei campioni del test.La sensibilità è molto alta con la capacità di rilevare 50 ng/ml di emoglobina nelle feci”.

Parliamo del costo…

Per eseguire l’esame della ricerca del sangue occulto nelle feci, bastano pochi euro (all’incirca 3), anche per chi non ha esenzione medica, altrimenti  l’esame è prescrivibile dal MMG con cod. R 90214″.

Fonte: irpiniatimes